Storie di Pow(H)er Generation con Ihealthyou

Nome e Cognome |  Elisa Cioffi e Andrea Cioffi

Ruolo | Co-Ideatrice & CEO

Nome startup | Digital Dictionary che, dal 2020, è proprietaria del digital media brand Ihealthyou

Settore | Consulenza strategica per la formazione e per i processi di marketing, comunicazione, vendita e customer service

Anno di lancio | Ihealthyou – 2017, Digital Dictionary – 2014

Per la rubrica Storie di Pow(H)er Generation,
oggi intervistiamo la founder di Ihealthyou

 

 

Di cosa si occupa e qual è il punto di forza della tua impresa?

“Nel 2017 Ihealthyou viene avviata come start-up innovativa operante nel settore del turismo medicale e della mobilità sanitaria: il portale per la ricerca delle strutture sanitarie in Italia e nel resto dell’Europa (Francia, Spagna, Germania, UK, Austria, Croazia e Ungheria), consultabili per patologia, trattamenti, terapie ed esami diagnostici.

Infatti, la piattaforma in doppia lingua ha previsto un lavoro di ricerca e sviluppo per creare un search engine semantico molto capillare basato su oltre 2.000 strutture sanitarie, 345 aree cliniche, 4.000 patologie, 1.000 esami diagnostici e 2.400 trattamenti e terapie senza prevedere la definizione di classifiche perché ogni persona in cerca di cure presenta delle specificità in relazione al proprio stato di salute. L’assunto di base ha escluso l’identificazione del miglior centro in termini assoluti per ciascuna patologia.  Invece, ha previsto la creazione di un processo di informazione trasparente che potesse soddisfare i bisogni dell’utente finale. A tal proposito, la start-up ha utilizzato tre criteri di ordinamento dei risultati di ricerca: indicatori quantitativi come il numero di interventi e il volume di ricoveri; indicatori qualitativi a fronte della valutazione di parametri accessori mediante un questionario online sulla patient satisfaction diffuso e compilato secondo la logica paritaria tipico del paradigma peer-to-peer (P2P) che non contemplasse gli esiti delle prestazioni cliniche e la geografia come sinonimo di propensione allo spostamento.

In un anno e mezzo la start-up Ihealthyou raggiunge il pareggio di bilancio. E nel 2020, Digital Dictionary acquisisce Ihealthyou con lo scopo di consolidare il suo posizionamento nel settore healthcare (quasi il 30% del fatturato deriva da questa industry) in quanto con questa start-up innovativa abbiamo avuto modo di rivolgerci a diversi attori della filiera sanitaria, dalle strutture sanitarie pubbliche e private alle aziende farmaceutiche, aziende di dispositivi medici, associazioni di volontariato, fino alle banche e assicurazioni.”

 

Come è nata l’idea di fondare una realtà innovativa come Ihealthyou?

“Nel 2017 il trend del turismo medicale era in forte crescita.   Un anno dopo i ricavi determinati da questo fenomeno ammontavano a circa 12 miliardi di euro in Europa, secondo le stime dell’Osservatorio OCPS-SDA Bocconi. Dal Rapporto Oasi 2018, risultava chiaro che il turismo e la mobilità sanitaria potevano permettere alla sanità italiana di favorire una notorietà al nostro made in Italy non solo da un punto di vista culinario e artistico, quindi si prospettavano le basi per espandere l’attività ospedaliera tout court.

Per questo Ihealthyou è nata con l’ambizione di diventare un rilevante hub di indirizzo delle scelte di cura in qualità di piattaforma informativa e comparatore indipendente che offre agli utenti la possibilità di ricercare in un unico ambiente digitale le informazioni sulle strutture sanitarie in linea con le proprie esigenze. Lo scopo era di mettere ordine in un settore complesso come quello sanitario e far fronte da un lato alla mancanza informativa circa il panorama sanitario europeo e dall’altra cercare di ridurre il principale fenomeno che si è creato nell’era dell’informazione digitale: il fenomeno del Dr. Google. Le persone ricercano sempre più spesso in rete i propri sintomi e dove curarsi, i risultati ottenuti però non sempre provengono da fonti istituzionali chiare, attendibili. Già nel 2017, il web assumeva un ruolo importante sin dalle prime fasi del patient journey. Secondo una ricerca della IBSA Foundation for Scientific Research di quell’anno, l’88% degli italiani si avvaleva del web per la ricerca di informazioni sulla propria salute e circa il 44% riteneva che rivolgersi a internet sia poco o per nulla rischioso. La missione di Ihealthyou, dunque, era quella di offrire, a tale criticità rilevata, una risposta semplice per facilitare l’incontro tra le persone in cerca di un luogo in cui curarsi e le strutture ospedaliere in linea con le loro esigenze. Inoltre, l’obiettivo era quello di favorire il cambiamento di paradigma nel settore healthcare dove i diversi attori della filiera sono soliti a lavorare in silos e sono ancora poco customer-centric.”

 

Cosa è cambiato dal 2017?

L’assenza di prossimità ha colpito duramente il settore del turismo medicale che stava già vivendo un momento di stallo a causa di una regolamentazione lenta, dove la burocrazia relativa al rilascio di visti per accogliere la mobilità incoming e l’annoso problema dell’indeducibilità dei trattamenti rendeva purtroppo poco attrattivo il nostro sistema salute da parte di persone provenienti dall’estero. Anche la mobilità sanitaria a livello nazionale ha subito un contraccolpo, a seguito di un’accelerazione della sanità digitale indotta anche dalla recente pandemia globale.
Rimane però un fattore comune in questi ultimi quattro anni: i modelli di accesso e utilizzo critico delle informazioni sono sempre più̀ a portata di clic. Anzi, si sta consolidando una criticità a fronte dell’infodemia che ha caratterizzato questo settore negli ultimi 16 mesi e dall’attuale trasformazione digitale con riferimento alla relazione medico-paziente e sulla gestione della propria salute: l’accesso indiscriminato ad una conoscenza non sempre verificata è spesso causa di un empowerment non virtuoso. È fondamentale quindi promuovere una corretta informazione ed educare gli utenti su tematiche rilevanti per la propria salute attraverso i canali digitali. Per questo motivo nel 2021 il nuovo Ihealthyou si propone come l’alleato digitale del benessere collettivo sui temi della prevenzione e della cura al fine di rendere gli utenti informati e consapevoli sulla propria salute.

 

In Italia molte imprese sono gestite a conduzione familiare. Nel tuo caso, ritieni che lavorare con tuo fratello sia stato un valore aggiunto? Quali sono i pro e i contro di questa esperienza?

Le piccole e le medie imprese, soprattutto quelle a conduzione familiare, sono l’ossatura dell’economia e della società italiana. Come tutte le medaglie hanno due facce, ci sono sia aspetti positivi che negativi. La parola chiave che può fare la differenza è certamente #consapevolezza perché è importante ricordarsi che nonostante ci si rammenti che si tratta di lavoro non è sempre semplice mantenere un sufficiente distacco emotivo. Questo l’ho appreso con il tempo, la vera sfida si presenta nei momenti critici dove si è chiamati a gestire obiezioni e trovare soluzioni a problemi complessi. L’importante è cercare di mantenere l’equilibrio tra la sfera privata e quella lavorativa per non perdersi d’animo. Per farlo penso spesso al perché ho deciso di intraprendere questa avventura professionale: riuscire dove altre persone della nostra famiglia non ce l’hanno fatta, dimostrare che con impegno e determinazione è possibile lavorare con un proprio familiare.  In questo periodo ricordo con un po’ di nostalgia quando andavo ogni mattina in sede – in tempi non sospetti – e per me non è mai stato un peso. Ho sempre percepito la nostra sede come una seconda casa: un luogo sicuro dove ogni persona si sente parte di un progetto ed è possibile confrontarsi per comprendere come raggiungere degli obiettivi comuni di breve e lungo periodo.


 

 

Lavorando nella tua impresa dove tuo fratello è il CEO, ti ha permesso di realizzare un sogno nel cassetto o ha stravolto i tuoi piani?

Ci sono delle persone che durante l’adolescenza realizzano di avere un purpose specifico, come chi vuole fare il medico o l’avvocato. E io da bambina alla domanda: “Cosa vuoi fare da grande?” rispondevo con 4/5 lavori totalmente diversi l’uno dall’altro. A volte questa domanda mi ha messa in difficoltà, come se non avessi le idee chiare e fossi un po’ inconcludente. Successivamente, durante il mio percorso accademico in economia e management per l’impresa ho capito di essere una persona multipotenziale con più interessi che si sarebbe potuta annoiare al pensiero di svolgere la stessa attività per tutte la vita.
Per questo l’idea di entrare a lavorare in una realtà dinamica, dove ogni persona ha l’opportunità di mettersi alla prova con diverse attività è stato molto stimolante. Lavorare per obiettivi mi ha permesso di comprendere meglio chi sono e cosa vorrei diventare nel futuro.

 

In base alla tua esperienza reputi che il percorso professionale femminile sia più complicato di quello maschile?

Sì, a 25 anni quando ho iniziato a lavorare come business developer ho spesso percepito dall’altra parte come una sorta di diffidenza perché ero una giovane donna. “Signorina, da quanti giorni si è laureata?”, “Quanti anni ha? Sembra più giovane”, “Quando viene il suo responsabile?” e così via. All’inizio ero un po’ infastidita, però poi ho capito che dovevo reagire. Quando ho visto che le domande erano più o meno sempre le stesse, ho deciso di mettere a punto una lista di risposte ironiche, garbate e intelligenti che potessero aiutarmi ad avanzare nella connessione con il mio interlocutore.

Inoltre, quando ho iniziato a lavorare come business developer nel settore healthcare ero curiosa di scoprire quanti appuntamenti avrei fissato con donne che ricoprivano posizioni manageriali. Vi svelo un aneddoto, nel primo anno di lavoro ho tenuto traccia del numero di donne che ho incontrato. Il mio target erano figure apicali, su 80 incontri svolti ho avuto il piacere di confrontarmi con 6 donne a cui ho sempre chiesto di raccontarmi la loro esperienza professionale. Il fil rouge è sempre stato: determinazione e self-consciousness.

 

Nello sviluppo di un percorso imprenditoriale quanto è importante secondo te fare rete e promuovere un network che sostiene l’imprenditoria femminile? Nelle realtà in cui lavori hai ricevuto supporto, soprattutto da parte di altre donne, determinante per il tuo business?

In azienda la quota rosa è predominante, abbiamo solo il 25% di uomini. In generale, abbiamo adottato un modello di leadership diffusa in cui è fondamentale la delega e la gestione condivisa degli obiettivi, anche tra le diverse aree strategiche d’impresa. Credo sia fondamentale il confronto con persone che vivono la stessa fase durante la vita professionale. Si parla lo stesso linguaggio, ci si capisce prontamente su sfide e obiettivi. E da questo si possono creare delle sinergie. L’elemento distintivo però potrebbe anche essere la diversità. Capire i processi cognitivi delle donne e degli uomini sulle stesse tematiche potrebbe portare a delle rivelazioni interessanti. Alla base ci sono certamente delle differenze come fattori genetici, biologici, sociali e culturali. In genere si parla di questo dualismo: empatia vs. razionalità, emotività vs. sistematicità…sarà sempre vero?

 

Potresti essere la role model di riferimento di donne e ragazze che lavorano con te. Come ti poni nei loro confronti? Quali sono le tue strategie per aiutarle nella crescita professionale?

Mi sto impegnando per essere un punto di riferimento stimolante per le persone, soprattutto i giovani talenti appena entrati in azienda, che lavorano nel mio team. Prendersi cura di una risorsa, tenendo a mente che è una persona con emozioni, ambizioni e pensieri, è una delle sfide più complesse. Non si tratta solo di strategia e operatività. Si tratta di prevedere un percorso di crescita dove per me è fondamentale l’ascolto attivo, un sistema di feedback puntuale e neutro, ma soprattutto ritagliarsi del tempo per condividere esperienze e contenuti che possano ispirare e favorire il confronto.

 

 

Grazie a Elisa ed Andrea per aver condiviso la loro storia di empowerment,
con l’augurio che possa essere d’ispirazione per le Founder di domani

 

Per maggiori informazioni sull’iniziativa  Pow(H)er Generation ti invitiamo a scoprire di più sul sito ufficiale di Cariplo Factory.